POST: “DSA: IL DISTURBO INVISIBILE….”

L’incontro di sabato 28 Novembre, tenuto dalla Dott.ssa Laura Rapanà (psicologa, psicoterapeuta) e dal Dr. Claudio Buricchi (logopedista) è stato dedicato a genitori di figli con DSA (disturbo specifico dell’apprendimento).

Il filo conduttore dell’incontro è stato il chiedersi come affrontare il disagio dei propri figli, entrare in maggiore empatia con loro e come aiutarli in modo efficace.
È iniziato così un percorso, che è partito da una maggiore comprensione di cosa significhi avere un DSA.
Il disturbo si manifesta nei campi di lettura, scrittura e calcolo in bambini che in genere non hanno disabilità o difficoltà particolari, rendendo difficoltoso e frustrante il percorso scolastico, particolarmente se questo non è compreso dalla scuola e dalla famiglia.
Perché i figli siano efficacemente sostenuti è importante che i genitori imparino ad assumere la loro prospettiva, a guardare la scuola anche con i loro occhi.
Capendo lo sforzo, la fatica fatta per leggere ogni singola parola diventa possibile capire la frustrazione che il bambino sperimenta a casa quando il carico di studio è eccessivo, il dolore che può generare una frase come “possibile che non capisci!”, o il desiderio di non andare più a scuola, di fuggire da un impegno troppo grande.
Una comprensione cognitiva ed empatica apre la possibilità di cercare nuove strade. L’apprendimento può avvenire attraverso diversi canali, e se quello classico della lettura è precluso al proprio figlio non vuol dire che non se ne possano sperimentarne altri, forse più naturali per lui.
Il suo canale è visivo? Apprende attraverso immagini?
O forse preferisce ascoltare e ripetere ad alta voce, attraverso il canale uditivo?
Si affida invece alle sensazioni fisiche, all’aspetto pratico e ha bisogno di confrontarsi con altri attraverso il canale cenestesico?
Se è vero che purtroppo, le difficoltà causate dal DSA rimangono è vero anche che un bambino compreso nel suo disagio e supportato dalla famiglia può trovare percorsi alternativi, e compensare le sue difficoltà riacquistando quella serenità che troppo spesso viene a mancare.
In fondo, come diceva Einstein, dislessico, che imparò a leggere a nove anni: “Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido!”

Un ringraziamento a tutti i presenti all’incontro, genitori, colleghi e a chi ha portato testimonianze personali che hanno permesso di addentrarci ancora di più nell’argomento.
È importante parlare e confrontarci per sentirci meno soli e più forti nell’accogliere i nostri bambini anche nelle situazioni più sofferenti e per renderci conto che li possiamo aiutare in un modo sereno e funzionale a loro.

Il presidente
Dott.ssa Laura Rapanà