Il Disturbo Specifico di Apprendimento

A cura del Dott. Claudio Buricchi logopedista.

Il termine Disturbo Specifico di Adsa_0300pprendimento (DSA) definisce una serie di disturbi che interessano in modo selettivo le abilità accademiche.

Si riscontra, quindi, una discrepanza tra l’abilità del soggetto in un dominio specifico (risultante al di sotto del livello atteso per la classe frequentata) e il livello cognitivo generale (adeguato all’età cronologica).

Per verificare la capacità cognitiva globale e la prestazione ottenuta nell’abilità specifica, è necessario l’utilizzo di test standardizzati che valutino la competenza nel dominio.  Per risultare deficitaria, la prestazione deve ottenere un valore inferiore a -2 d.s. rispetto ai valori attesi per l’età del soggetto e/o per la classe frequentata.

 

L’eziologia è tutt’ora sconosciuta, tuttavia sono state avanzate diverse ipotesi.
La comunità scientifica è concorde nel definire il DSA un disturbo di base neurobiologica, con una componente genetica.

E’ bene quindi verificare la sussistenza di fattori di rischio che possono essere indicatori del disturbo, infatti si riscontra un maggior rischio di manifestare un DSA nei casi di: familiarità, pregresso Disturbo Specifico del Linguaggio (DSL), deficit di Working memory, deficit nella ripetizione di non-parole.

In base all’ambito compromesso, si definisce Dislessia, un disturbo della lettura, Disortografia e Disgrafia, una difficoltà selettiva della scrittura nella competenza ortografica o nel tratto grafico, Discalculia, un disturbo riguardante le competenze aritmetiche.

I diversi disturbi possono manifestarsi isolatamente o in comorbilità tra di loro.

 DISLESSIA

E’ un disturbo specifico della decodifica delle parole nel processo di lettura, o per meglio dire, nella lettura strumentale (da differenziare dalla lettura di comprensione).

Per spiegare il processo di lettura si usa il Modello neuro-psicologico di Coltheart (1978).

E’ il modello più accreditato, definito del “doppio accesso” poiché individua due vie, una fonologica o indiretta, l’altra lessicale o diretta, nel processo di decodifica delle parole operato da un abile lettore.

Via lessicale semantica: prevede l’accesso, oltre che alla forma fonologica della parola, anche al suo significato.

Inizialmente avviene il riconoscimento di alcuni grafemi che costituiscono la parola, a questo punto avviene il recupero del significato della parola e successivamente il  recupero del suono associato alla parola.

Nella via fonologica la lettura avviene attraverso il recupero di ogni fonema associato al grafema e successivamente il recupero del suono associato alla parola.

Questa via viene utilizzato per la lettura di non parole o di parole che non sono presenti nel nostro lessico.

In relazione al Modello neuro-psicologico è stato possibile ipotizzare l’esistenza di due sottotipi della dislessia: dislessia fonologica: dovuta ad un danno della via Fonologica (buona capacità di lettura di parole, difficoltà nel  leggere parole nuove e non parole); dislessia superficiale: dovuta ad una lesione della via Semantico – Lessicale (buona capacità di lettura di parole regolari e non parole, difficoltà nel leggere parole irregolari e parole omofone non omografe).

Per la diagnosi è necessaria la somministrazione di prove standardizzate di lettura a più livelli (parole, non parole, brano) e la valutazione congiunta dei due parametri di rapidità e accuratezza nella performance.

La diagnosi si può effettuare non prima della fine della 2a classe primaria, quando si considera concluso l’apprendimento della letto-scrittura.

I test standardizzati per valutare la dislessia sono, generalmente: MT Cornoldi e la Batteria per la valutazione della Dislessia e della Disortografia in Età Evolutiva (Sartori, Job, Tressoldi) [DDE-2].

DISTURBO SPECIFICO DELL’ESPRESSIONE SCRITTA

dislessia

Con Disgrafia si intende un disturbo qualitativo del processo di trasformazione dei segni grafici. Il bambino fatica a ricordare come si formano le lettere e nel riprodurre la forma delle lettere nelle diverse modalità: stampatello, corsivo, minuscolo, maiuscolo.

Ciò che risulta è una calligrafia poco chiara, disordinata e difficilmente comprensibile.

La disgrafia può essere dovuta a numerosi fattori: oltre che a difficoltà di tipo prassico o visuospaziale, anche a fattori di “sovraccarico”.

Questo disturbo non interessa le regole ortografiche e sintattiche anche se può esserci una ricaduta sui testi prodotti per impossibilità di rilettura e autocorrezione.

Con il termine Disortografia, invece, ci si riferisce alla scorretta trasformazione grafica del messaggio orale ascoltato o pensato, troveremo quindi la presenza di numerosi errori di ortografia. Nella produzione scritta di questi bambini si rintracciano vari tipi di errore: fonologico (scambi, omissioni-aggiunte, inversioni di lettere, grafema incompleto ad es: capmo/campo, canantare/cantare, callo/cavallo); non fonologico (grafema omofono, h, attaccatura-staccatura delle parole ad es: cuadro/quadro, a/ha, lacua/l’acqua); fonetici (doppie, accento ad es: cota/cotta, e/è).

Spesso disortografia e disgrafia si rintracciano contemporaneamente in uno stesso soggetto: una scrittura senza errori, infatti, comporta un’integrazione contemporanea di tutte le componenti della scrittura, così da diventare automatica. Ciò dovrebbe avvenire generalmente dalla terza elementare.

Nel caso dei bambini disortografici, l’incompiuta automatizzazione della scrittura richiede loro un’attenzione eccessiva sugli aspetti di ortografia, comportando una maggiore probabilità di errori e, spesso, un peggioramento della grafia, proprio per l’attenzione eccessiva che viene richiesta.

Per valutare la Disortografia si usano standardizzati quali: Batteria per la valutazione della scrittura e della competenza ortografica nella scuola dell’obbligo (Tressoldi, Cornoldi), Batteria per la valutazione della Dislessia e della Disortografia in Età Evolutiva (Sartori, Job, Tressoldi); mentre per la Disgrafia, principalmente, il test VMI (Visual Motor Integration).

 

DISCALCULIA

La Discalculia è un disturbo delle abilità numeriche ed aritmetiche che si manifesta in bambini di intelligenza normale, che non hanno subito danni neurologici e può presentarsi associato alla dislessia o in modo indipendente.

È un disturbo che consiste nella difficoltà incontrata dal bambino nella comprensione del senso dei numeri e nell’acquisire i meccanismi di calcolo.

Le prestazioni aritmetiche di base di questi bambini (addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione) risultano significativamente al di sotto del livello atteso rispetto all’età cronologica, all’ intelligenza generale e alla classe frequentata.

I bambini con questo disturbo hanno difficoltà visuopercettive e visuospaziali piuttosto che uditivo-percettive e verbali (come accade nei disturbi di lettura).

I problemi più comuni in questa categoria di disturbi sono: il mancato riconoscimento dei simboli numerici; incapacità di comprendere i concetti base delle quattro operazioni; difficoltà ad allineare correttamente i numeri secondo i principi del valore posizionale delle cifre; incapacità di apprendere in modo soddisfacente la tavola pitagorica; difficoltà di identificare i dati rilevanti per la corretta risoluzione di un problema aritmetico.

Per effettuare la diagnosi di Discalculia è necessario che sia concluso il 3° anno della scuola primaria, in quanto alla fine di quest’anno il bambino dovrebbe aver appreso tutte le abilità che intervengono nel sistema dei numeri e del calcolo.

I test utilizzati sono: Batteria per la Discalculia Evolutiva [BDE] di Biancardi-Nicoletti, AC-MT di Cornoldi.

RIABILITAZIONE DSA

L’iter riabilitativo deve essere programmato in base alle caratteristiche individuali del soggetto, del grado di manifestazione delle difficoltà, del grado di ripercussione del DSA sul rendimento scolastico.

In generale, il trattamento può seguire tre percorsi differenti: abilitazione, riabilitazione ed uso degli strumenti compensativi e dispensativi.

Si parla di Abilitazione nel caso in cui si intervenga preventivamente, in presenza di evidenti fattori di rischio, in modo da sostenere il deficit specifico prima che si manifesta e influisca negativamente sulle prestazioni del soggetto.

Questo tipo di intervento prevede una serie di esercizi il cui fine è quello di rinforzare e potenziare i prerequisiti agli apprendimenti.

La Riabilitazione, invece, sostiene il disturbo nelle sue varie fasi; permette l’acquisizione di strategie che consentano di limitare il deficit delle prestazioni nella abilità accademiche.

Per lavorare sulla lettura è utile: operare un restringimento del campo visivo, automatizzazione del riconoscimento di raggruppamenti sublessicali, stimolazione tachistoscopica; esercizi di anticipazione, favorire il processo di comprensione.

In generale, lo scopo principale della riabilitazione è favorire la correttezza della lettura e quindi la sua comprensione. La velocità viene difficilmente incrementata anche se, l’utilizzo maggiore della via lessicale, permette in molti casi di registrare prestazioni migliori.

Accanto al trattamento logopedico, è bene comunque stabilire e mantenere i contatti con gli insegnanti scolastici, così da monitorare anche a distanza l’attività del soggetto.

La riabilitazione prevede inoltre, in base alle caratteristiche individuali, l’utilizzo di strumenti compensativi e l’applicazione di misure dispensative.

Strumenti compensativi sono l’uso: di una tabella dei mesi, tabella dell’alfabeto e dei vari caratteri, una tavola pitagorica, tabella delle misure, tabelle delle formule, calcolatrice,  registratore, cartine geografiche e storiche, tabelle della memoria di ogni tipo, computers/tablet con programmi di videoscrittura con correttore ortografico e sintesi vocale, cassette registrate (dagli insegnanti, dagli alunni, e/o allegate ai testi), audiolibri, cd-rom.

Nel caso in cui il disturbo incida pesantemente sul rendimento scolastico, si possono adottare le misure dispensative, cioè l’insieme di provvedimenti che hanno come finalità il creare “pari opportunità” tra gli alunni. Questi incidono sulla quantità e non sulla qualità delle informazioni modificando l’iter didattico con l’intento di promuovere e sviluppare le capacità del soggetto. Vengono considerati i tempi e il dispendio di energie attuando una selezione degli argomenti nelle singole discipline (dispensa da: lettura ad alta voce, scrittura sotto dettatura, verifiche scritte, ecc..)

Infine i soggetti possono usufruire di: tempi più lunghi per eseguire consegne, verifiche orali anziché scritte ed interrogazioni programmate.

Logopedista Claudio Buricchi

Bibliografia:

–  Dislessia: Valutazione e trattamento, M. Beretta e R. Iozzino;

– La dislessia e i disturbi specifici di apprendimento: Teoria e prassi in una prospettiva inclusiva, a cura di G. Simonetti 2011;

–  Consensus Conference Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento, Gennaio 2007;

– Associazione Italiana Dislessia, Diagnosi di Discalculia, C. Cornoldi, D. Lucangeli, M. Marchiori, M. C. Passolunghi, E. Savelli, G. Stella, P. Tressoldi, C. Vio;

– Linee Guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con DSA; decreto ministeriale 12 Luglio 2011.